Prostituzione, legge Merlin: un quesito referendario per abrogarla

13.08.2013 15:38

La legge 20 febbraio 1958 n°75 prende il nome dalla sua prima firmataria, la senatrice socialista Lina Merlin, che si ispirava all’attivista francese ed ex prostituta Martha Richard, la quale aveva ricoperto un ruolo fondamentale nelle operazioni di chiusura di alcune case di tolleranza in Francia.

La legge Merlin trae spunto dall’adesione dell’Italia all’ONU e dalla conseguente sottoscrizione di varie convenzioni internazionali tra cui la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo , che obbligava gli Stati firmatari a reprimere la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione.

La Merlin intendeva dunque incardinare la proposta di legge sui principi di diritto internazionale, oltre che sugli articoli 3, 32 e 41 della nostra Costituzione : eguaglianza, diritto alla salute ed illiceità delle attività che ledono la dignità umana.

L’iter legislativo durò 9 anni. La legge prevedeva che le case, i quartieri e gli altri luoghi chiusi in cui si esercitasse la prostituzione venissero chiusi entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge ( art. 2). Inoltre stabiliva l’istituzione di speciali Istituti di patronato al fine di tutelare, assistere e rieducare le donne provenienti dalle case di prostituzione. In ultimo, spiccava l’ambizioso progetto di costituzione di un corpo speciale femminile che sostituisse , almeno parzialmente, la polizia “nelle funzioni inerenti ai servizi di buon costume e della prevenzione della delinquenza minorile e della prostituzione”.

In sostanza la legge Merlin puniva sia lo sfruttamento che il favoreggiamento della prostituzione. Negli anni si è consolidato un definito orientamento giurisprudenziale che ritiene punibile chi condizioni la libertà di determinazione della persona che si prostituisce, chi ne tragga lucro e chi dia un apporto internazionale all’attività di prostituzione.

La novità è che a settembre partirà la raccolta delle 500.000 firme necessarie per presentare alla Corte di Cassazione la richiesta di indizione del referendum.  Il quesito  referendario sarebbe il seguente:

"Volete voi che sia abrogata interamente la legge 20 febbraio 1958, n. 75, intitolata abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui?".

La proposta è volta a regolamentare l’attività di prostituzione con conseguente assoggettamento della stessa all’imposizione fiscale.

 

Di Giovanna Cento