Cassazione: c'è sempre l'aggravante se l'insulto si basa sulla "razza"

23.07.2013 16:38

Subentra sempre l’aggravante dell’odio razziale ( legge Macino 1993) per chi insulta un soggetto in base ad un sentimento di avversione o discriminazione fondato su razza, origine etnica o colore. Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza 30525/2013: in tali casi non ha alcuna rilevanza l’accertamento del movente che sottostava all’insulto razzista che comunque denota in ogni caso un atteggiamento d’odio. Dunque, se  chi commette il reato  sceglie con consapevolezza una modalità basata sul disprezzo razziale, si ritiene che egli persegua la finalità caratterizzante l’aggravante, a prescindere dal movente della condotta che potrebbe avere anche altra natura.

Per tali motivi la Corte ha confermato gli arresti domiciliari per un ventisettenne fiorentino, colpevole di avere picchiato due magrebini , ferendoli ed inseguendoli al grido di frasi come “sporco negro” e “stronzo negro”.  Non ha retto il tentativo della difesa dell’uomo di categorizzare gli insulti come “generici”. Per la Corte infatti la finalità di quello specifico comportamento esteriore non necessita di ulteriori indagini sulle radici dell’attribuibilità soggettiva del comportamento.

 

Nel caso di specie, comunque, il “raid punitivo” può ben testimoniare lo stampo “razziale” sia dell’aggressione sia dell’ingiuria, confermando così una non equivoca volontà di discriminazione nei confronti delle vittime del reato. 


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